domenica 27 novembre 2016

Appropriazione indebita di spazi per la propaganda referendaria

Sabato 26/11/2016 da buoni attivisti ci siamo recati presso le tabelle riservata alla propaganda politica referendaria del comune di Mesola per affiggere i manifesti relativi al referendum del 4 Dicembre.

Ovviamente prima di farlo ci siamo informati presso l’ufficio elettorale per conoscere l’assegnazione della cartella di nostra competenza e ci viene gentilmente data copia della delibera del sindaco al riguardo.


Una volta davanti alla tabella di Mesola ci accorgiamo però che qualcosa non quadra. Il PD ha fatto attaccare i propri manifesti sulla cartella 1 che però sarebbe quella di SEL.

MESOLA

Nell'immediato pensiamo ad un errore in buona fede ma poi faccio mente locale e mi dico: “quale errore in buona fede?”. Passo ogni giorno davanti alle tabelle di Monticelli e Massenzatica e anche li i manifesti del PD sono alla cartella 1.
Faccio così il giro delle tabelle del comune e constato che in tutte le frazioni il PD si è indebitamente appropriato della cartella 1.

BOSCO MESOLA

ARIANO FERRARESE
MASSENZATICA
MONTICELLI

A dire il vero anche quelle di Forza Italia non potevano stare li ma la differenza è nel fatto che la cartella n° 1 è quella più appetibile in quanto per chi è di passaggio è la più visibile e da comunque il messaggio, l’imbeccata: noi siamo i numeri 1 e ci spetta la 1.

Sembra una sciocchezza ma in un clima di battaglia politica come quello attuale dove al M5S viene contestato di tutto non ci pare il caso di passare sopra a questo. La cartella viene assegnata in base all'arrivo delle richieste oppure per sorteggio proprio per non avere nessun genere di contestazione. Ti può toccare la 1 come la 10 ma ogni gruppo politico nel rispetto degli altri deve usare quella a lui designata.

Lasciar correre non sarebbe solo chiudere gli occhi su una forma di abusivismo ma anche inchinarsi l’ennesima volta davanti alla presunzione e all'arroganza del PD tanto diffusa nei piccoli comuni emiliani (vedi la questione bandiera a Codigoro).
Detto questo il mio collega (quello in foto) si recherà Lunedì mattina presso l’ufficio elettorale e poi dai vigili urbani per segnalare la cosa, ciò con la speranza che al più presto vengano tolti dalla cartella n°1 i manifesti del PD ed anche quelli di altri fuori posto.

domenica 20 novembre 2016

Palermo - Firme false - Facciamo chiarezza!


Il caso risale al 2012 in occasione delle elezioni comunali ed era già noto alla procura che però lo archiviò subito.
Gli autori de Le Iene ormai chiaramente schierati contro il M5S hanno dopo 4 anni convinto la stessa procura a riaprire il fascicolo. Questo probabilmente perché siamo a ridosso delle nuove elezioni amministrative a Palermo e il M5S è in testa ai sondaggi, occorreva quindi denigrare facendo passare quello che era un caso chiuso come un gravissimo fatto politico e legale.
La cazzata, perché in effetti una cazzata è stata fatta, sta nel fatto che la raccolta firme venne fatta su moduli sbagliati. Ma attenzione perché "la volontà dell'elettore nell'apporre quella firma era chiara ed è stata rispettata". A tutti gli effetti chi firmò aveva davvero firmato con la sua firma originale i moduli su cui erano riportati i nomi dei candidati del M5S.
Purtroppo quando ci si accorse che per raccogliere le firme erano stati usati moduli sbagliati non c'era più tempo per rintracciare i firmatari e stupidamente si decise di ricopiare i nomi sui moduli corretti. firme comprese.
Stupidamente due volte perché in ogni caso anche senza quei moduli sbagliati le firme già raccolte sui moduli giusti sarebbero state sufficienti a garantire la candidatura.
Da un punto di vista penale la cosa è pressoché irrilevante anche perché non ha prodotto risultati diversi da quelli usciti dalle urne, ma sarà ovviamente la procura a decidere. Dal punto di vista mediatico invece è stata scatenata la solita tempesta all'insegna della perpetua campagna diffamatoria contro il MoVimento ed i suoi rappresentanti.

domenica 6 novembre 2016

20 Ragioni per votare NO

Un utile vademecum che demolisce, punto per punto, le argomentazioni (alcune fuorvianti, altre palesemente false) dei sostenitori della deforma costituzionale e dell'Italicum.




1. Perché raccogliere le firme, se il referendum è stato già chiesto dai parlamentari?
Non si può lasciare al Palazzo la scelta se votare su una vasta modifica della Costituzione, facendone un plebiscito Renzi sì-Renzi no. La richiesta dei cittadini corregge la torsione plebiscitaria, inaccettabile perché impedisce la discussione di merito su una modifica pessima e stravolgente, che va respinta a prescindere dalla sorte del governo.

2. Ma anche Renzi ha avviato la raccolta delle firme.
Lo ha fatto non per amore di democrazia, ma solo perché i sondaggi hanno dimostrato che la via del plebiscito personale era per lui pericolosa. È anche un tentativo di scippare la bandiera della raccolta firme ai sostenitori del no. Tutto deve essere nel nome del governo.

3. Finalmente si riesce dove tutti avevano fallito.
È decisivo il come. Un Parlamento illegittimo per l’incostituzionalità della legge elettorale, e una maggioranza raccogliticcia e occasionale, col sostegno decisivo dei voltagabbana, stravolgono la Costituzione nata dalla Resistenza. L’irrisione e gli insulti rivolti agli avversari vogliono nascondere l’incapacità di rispondere alle critiche.

4. La legge Renzi-Boschi riduce i costi della politica, cancellando le indennità per i senatori non elettivi.
Il risparmio è di spiccioli. La gran parte dei costi viene non dalle indennità, ma dalla gestione degli immobili, dai servizi, dal personale. Mentre anche il senatore non elettivo ha un costo per la trasferta e la permanenza a Roma, nonché per l’esercizio delle funzioni (segreteria, assistente parlamentare, etc). Risparmi con certezza maggiori si avrebbero – anche mantenendo il carattere elettivo – riducendo la Camera a 400 deputati, e il Senato a 200. Avremmo in totale 600 parlamentari, invece dei 730 che la legge Renzi-Boschi ci consegna.

5. I senatori eletti dai consigli regionali nel proprio ambito, insieme a un sindaco per ogni regione, rappresentano le istituzioni di autonomia. È la Camera delle Regioni, da tempo richiesta.
Falso. Un consigliere regionale è espressione di un territorio limitato e infraregionale, cui rimane legato per la sua carriera politica. Lo stesso vale per il sindaco-senatore. Avendo pochi senatori, ogni regione sarà rappresentata a macchia di leopardo. Pochi territori avranno voce nel Senato, e tutti gli altri non l’avranno. È la Camera dei localismi, non delle regioni.

6. Sarebbe stato meglio con l’elezione diretta?
Certo, perché i senatori eletti avrebbero dato rappresentanza a tutto il territorio regionale e a tutti i comuni. Una vera Camera delle regioni richiede l’elezione diretta, mentre l’elezione di secondo grado apre la via ai localismi e agli egoismi territoriali.

7. Il riconoscimento del seggio senatoriale può essere la via per creare un circuito di eccellenza nel ceto politico regionale e locale.
È vero piuttosto, al contrario, che si rischia un abbassamento della qualità nei massimi livelli di rappresentanza nazionale. Basta considerare le cronache di stampa e giudiziarie. Soprattutto perché ai consiglieri-senatori e ai sindaci-senatori si riconoscono le prerogative dei parlamentari quanto ad arresti, perquisizioni, intercettazioni. Un’inchiesta penale a loro carico può diventare molto difficile, o di fatto impossibile.

8. Ma le prerogative non riguardano le funzioni di consigliere regionale o di sindaco, che rimangono senza copertura costituzionale.
E come si possono distinguere? Se il sindaco-senatore o il consigliere-senatore usa il proprio telefono nell’esercizio delle funzioni connesse alla carica locale diventa per questo intercettabile? E se tiene riunioni nella sua segreteria di senatore? Le attività di indagine verrebbero scoraggiate, o quanto meno gravemente impedite.

9. L’elezione diretta dei senatori è stata sostanzialmente recuperata nell’ultima stesura per le pressioni della minoranza Pd.
Falso. Rimane scritto che i senatori sono eletti dai consigli regionali tra i propri componenti. È stato solo aggiunto il principio che debba essere assicurata la conformità agli indirizzi espressi dagli elettori nel voto per il consiglio. Ma è tecnicamente impossibile. A 10 regioni e province (Valle d’Aosta, Bolzano, Trento, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata) spettano 2 seggi, e a Calabria e Sardegna ne spettano 3. Uno dei seggi è riservato a un sindaco. Come si può rispettare la volontà degli elettori quando il consiglio elegge un solo consigliere-senatore, o due?

10. Il principio della conformità al volere degli elettori è comunque stabilito.
Ma cosa la “conformità” significhi, come possa realizzarsi, e cosa accadrebbe nel caso non si realizzasse rimane oscuro. In ogni caso si rinvia a una successiva legge, che – vista l’impossibilità di risolvere il problema – potrebbe anche non venire mai. Una norma transitoria rimette in pieno la scelta ai consigli regionali.

11. Ma il Senato non elettivo serve a superare il bicameralismo paritario, fonte di continui e gravi ritardi.
Falso. Si poteva giungere a un identico bicameralismo differenziato lasciando la natura elettiva del Senato. In ogni caso, le statistiche parlamentari – disponibili sul sito del Senato – ci dicono che nella legislatura 2008-2013 le leggi di iniziativa del governo, che assorbono in massima parte la produzione legislativa, sono arrivate all’approvazione definitiva mediamente in 116 giorni. Addirittura, per le leggi di conversione dei decreti legge sono bastati 38 giorni, che scendono a 26 per la conversione dei decreti collegati alla manovra finanziaria. Numeri, non chiacchiere.

12. Il bicameralismo differenziato semplifica comunque i processi decisionali e assicura maggiore rapidità.
Solo in apparenza. Negli art. 70 e 72 vigenti il procedimento legislativo è disciplinato con 198 parole. La legge Renzi-Boschi sostituisce i due articoli con 870 parole. Può mai essere una semplificazione? In realtà si moltiplicano i procedimenti legislativi diversificandoli in rapporto all’oggetto della legislazione. Ne vengono incertezze e potenziali conflitti tra le due camere, che potrebbero arrivare fino alla Corte costituzionale.

13. Ma su molte materie la Camera ha l’ultima parola, e questo evita le “navette”.
Le navette prolungate, con reiterati passaggi tra le due Camere, sono in genere sintomo di difficoltà politiche nella maggioranza, che – se ci fossero – si manifesterebbero anche con una sola Camera. Mentre il Senato comunque partecipa paritariamente su materie di grande rilievo, come le riforme costituzionali. Con quale legittimazione sostanziale, data la sua composizione non elettiva?

14. La fiducia viene data dalla sola Camera e questo contribuisce alla stabilità.
Poco o nulla. Nell’intera storia repubblicana il diniego della fiducia ha fatto cadere soltanto due governi (i due Prodi). Lo stesso governo Renzi è nato con una manovra di palazzo volta all’omicidio politico di Letta. Senza quella manovra, Letta potrebbe essere ancora in carica dall’inizio della legislatura.

15. Il rapporto di fiducia verso la sola Camera rafforza la governabilità.
La governabilità dipende non dal numero delle Camere, ma dalla coesione della maggioranza che sostiene il governo. Una maggioranza composita e frammentata non potrà mai produrre governabilità. È decisiva una buona legge elettorale, che componga in modo corretto i valori “governabilità” e “rappresentanza”.

16. Per questo l’Italicum è il giusto complemento alla riforma della Costituzione.
Niente affatto. L’Italicum riproduce i vizi del Porcellum già dichiarati costituzionalmente illegittimi: eccesso di disproporzionalità tra i voti e i seggi attribuiti con il premio di maggioranza, per di più dato a un singolo partito; lesione della libertà di voto dell’elettore per il voto bloccato sui capilista, che possono anche essere candidati in più collegi.

17. Ma l’Italicum prevede una soglia al 40%, superata la quale la lista ottiene 340 deputati, e il ballottaggio a due nel caso la soglia non venga raggiunta. Con il ballottaggio ci sarà comunque un vincitore che supera il 50%.
Al ballottaggio e al premio si accede senza alcuna soglia. Se nel ballottaggio un partito prendesse 2 voti e l’altro 1, il primo avrebbe comunque 340 seggi. Come col Porcellum è possibile che un singolo partito con pochi consensi nel Paese abbia in Parlamento una maggioranza blindata di 340 seggi, mentre tutti gli altri soggetti politici, che pure assommano nel totale maggiori consensi, si dividono i seggi rimanenti. Conseguenza: il voto dato alla lista vincente pesa sull’esito elettorale fino a 4 volte il voto per le altre liste. Un grave elemento di diseguaglianza tra gli elettori.

18. Un premio di maggioranza non è di per sé incostituzionale.
Ma è incostituzionale quello dell’Italicum. Già la soglia al 40% configura un premio di maggioranza enorme, con 340 deputati garantiti. Per di più, essendo sempre 340 i seggi assegnati alla lista vincente, il premio sarà maggiore per chi ha il 40% dei voti, minore per chi ha il 41%, e così via. Meno voti si prendono, più seggi aggiuntivi si ottengono con il premio. Un elemento di manifesta irrazionalità.

19. Ma l’Italicum garantisce che si sappia chi vince la sera del giorno in cui si vota. Un elemento di certezza.
Che nessun sistema elettorale potrà sempre e comunque assicurare. E in ogni caso la governabilità non si assicura dando un potere blindato con artifici aritmetici a chi ha una minoranza – anche ristretta – di consensi reali nel paese. Sarà pur sempre un governo al quale la parte prevalente del corpo elettorale ha negato adesione e sostegno.

20. Non è corretto censurare l’Italicum con l’argomento che apre la via all’uomo solo al comando.
Invece sì. L’Italicum prevede, come già il Porcellum, la figura del “capo” del partito. Il voto bloccato sui capilista e le candidature plurime per gli stessi capilista consentono al leader del partito di controllare in ampia misura la scelta dei parlamentari da eleggere, per la maggioranza blindata dal premio. La concentrazione del potere è indiscutibile.

21. Ma chi firma per il referendum abrogativo sull’Italicum vuole tornare al proporzionale puro di lista e preferenza, con tutti i rischi di ingovernabilità?

Niente affatto. Si vuole soltanto ristabilire una condizione politica non viziata da meccanismi elettorali costituzionalmente illegittimi. Si potrà allora scegliere – con corretta partecipazione demcratica e piena rappresentanza politica – di quali riforme il paese ha bisogno, inclusa la scelta di una legge elettorale conforme a Costituzione.

22. È comunque eccessiva l’accusa di deriva autoritaria. Resta intatto il sistema di checks and balances.
Ma l’effetto sinergico della riduzione del numero dei senatori e il dominio sulla Camera assicurato dal premio rendono decisiva l’influenza della maggioranza di governo nell’elezione in seduta comune del capo dello Stato e dei membri del Csm, come anche per la Camera dei membri della Corte costituzionale o delle Autorità indipendenti.

23. Sono effetti bilanciati dal rafforzamento degli istituti di democrazia diretta, ad esempio per l’iniziativa legislativa popolare.
Falso. Le firme richieste per la presentazione di una proposta di legge sono triplicate, da 50 a 150 mila. Le garanzie sono rinviate al Regolamento, e la maggioranza parlamentare rimane libera di rigettare o modificare la proposta. In altri ordinamenti, la proposta può andare all’approvazione per via referendaria, quanto meno nel caso di modifica o rigetto del Parlamento.

24. Ma il referendum abrogativo si rafforza per l’abbassamento del quorum di validità, fissato alla maggioranza dei votanti nelle ultime elezioni per la Camera.
Solo nel caso che sia stato richiesto con ben 800.000 firme, tetto quasi impossibile da raggiungere in un tempo in cui i corpi intermedi – partiti, sindacati – sono indeboliti o sostanzialmente dissolti. E non si capisce perché un referendum debba avere un quorum più alto se richiesto da 500.000 cittadini e più basso se richiesto da 800.000.

25. Si prevedono i referendum propositivi e di indirizzo.
È fumo negli occhi. I referendum propositivi e di indirizzo sono solo menzionati a futura memoria nella legge Renzi-Boschi, che ne rinvia la disciplina a una successiva legge costituzionale. Tutto rimane da fare. Cosa impediva di introdurre fin da ora una disciplina compiuta? Un chiaro intento di non provvedere.

26. Si correggono gli errori fatti nella revisione del Titolo V approvata nel 2001.
Non si correggono gli errori vecchi facendone di nuovi e sostituendo alla frammentazione un neo-centralismo statalista. Ad esempio, non è accettabile che il governo passi sulla testa delle popolazioni locali nella gestione del territorio sotto l’etichetta di opere di interesse nazionale o simili. La vicenda trivelle deve insegnarci qualcosa.

27. Si semplifica il rapporto tra Stato e Regioni, che ha dato luogo a un enorme contenzioso davanti alla Corte costituzionale.
Ma non mancano contraddizioni e ambiguità, che possono tradursi in nuovo contenzioso. La soppressione della potestà concorrente in chiave di semplificazione del rapporto Stato-Regioni è ad esempio pubblicità ingannevole, perché si crea una nuova categoria di “disposizioni generali e comuni” che è difficile distinguere dalle leggi cornice della attuale potestà concorrente. E c’è anche un richiamo a “disposizioni di principio”.

28. Si rafforza lo Stato riportando a esso potestà legislative importanti.
La legge Renzi-Boschi riduce sostanzialmente lo spazio costituzionalmente riconosciuto alle autonomie. Alcuni profili potrebbero essere – se isolatamente considerati – apprezzabili. Ma il neo-centralismo statale è negativo in un contesto di complessiva riduzione degli spazi di partecipazione democratica e di rappresentanza politica.

29. La de-costituzionalizzazione delle Province è un momento importante di semplificazione istituzionale.
Vale anche per le Province quanto detto per il neo-centralismo statale. Inoltre, sono un elemento marginale nell’impianto della legge Renzi-Boschi. Una parte persino non necessaria, come è provato dal fatto che la riforma delle Province è stata già da tempo avviata. Il punto dolente è il modo in cui si sta realizzando.

30. La soppressione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel) è positiva.
Vero, dal momento che il Cnel non esercita alcuna essenziale funzione politica o istituzionale. Ma la soppressione prende solo poche righe in una modifica della Costituzione per altro verso ampia e stravolgente. Bastava una leggina costituzionale mirata, che non avrebbe dato luogo a polemiche. La positività della soppressione non può certo bilanciare la valutazione negativa di tutto il resto.
di Massimo VilloneDomenico Gallo e Alfiero Grandi, da Il Fatto quotidiano, 26 maggio 2016

mercoledì 2 novembre 2016

Accoglienza migranti: La posizione degli attivisti del M5S di Mesola

È difficile prendere qualsiasi posizione riguardo all'accoglienza dei migranti richiedenti asilo senza essere additati a seconda come buonisti o come razzisti.
Non si può nemmeno cercare di stare con due piedi in una scarpa e occorre cercare il giusto mezzo.
Chiariamo subito il punto principale, gli attivisti del M5S di Mesola NON sono contro l’accoglienza e auspicano che se verranno accolti profughi aventi diritto sul nostro territorio comunale vengano accolti dalla popolazione locale nel migliore dei modi.
Dobbiamo sempre tenere conto che abbiamo a che fare con persone, con esseri umani che molto spesso fuggono da una realtà aberrante fatta di povertà. Fuggono da territori dove sono all'ordine del giorno guerre civili, lotte per il potere e per il possesso delle materie prime che a noi occidentali tanto fanno comodo.

Gli attivisti del M5S di Mesola, come il M5S nazionale, sono però molto critici sulla gestione di questa emergenza da parte degli organi istituzionali addetti che si confermano ad ogni occasione inadeguati.
La vicenda di Goro insegna come sia facile creare falsi mostri a causa di una macchina amministrativa inefficace e arrogante nei confronti dei cittadini. Macchina che non si preoccupa di come certe situazioni siano delicate ed invece di fare piani preventivi, prendere accordi con le amministrazioni locali, con i suoi cittadini, preferisce imporre, con il potere a loro conferito dal Ministero degli Interni, e a suon di provvedimenti di sequestro, l’accoglienza per questa gente. Creando così diffidenza e paura tra le persone.
Come ha detto il consigliere Dolcetti di Codigoro i sindaci dei comuni limitrofi per primi dovrebbero prendere accordi ma invece si limitano a giocare allo scarica barile, per poi contendersi i migranti per far vedere che loro sono bravi mentre gli atri no. Sono bravissimi a ritrovarsi in giro per il ferrarese ad inaugurare cose insieme a presidenti e consiglieri regionali e non si capisce come mai nessuno sapeva nulla di quello che si andava a fare a Goro.
Forse a molti non interessa ma questa logica delle istituzione ricade in quella dell’industria dell’accoglienza, dove questi disgraziati diventano oro per le cooperative che li gestiscono (vedi mafia capitale) con costi di oltre 1000 € al mese che, contrariamente a quanto pensano molti, non vanno a loro ma alla mafia e ai politici di collegamento. Gravando in tutto sulle tasche e sulla generosità dei cittadini.

Fermi restano i 4 punti, che qua semplifico, sull'immigrazione già proposti lo scorso anno dal M5S:

1.       Restrizione sui permessi di soggiorno per protezione umanitaria (solo in Italia vengono concessi in massa anche a chi non ha ragioni di chiedere asilo politico o umanitario)

2.       Istituzione di un apparato efficiente per il rimpatrio dei non aventi diritto all’asilo (non è sufficiente dare un foglio di via ad un immigrato illegale e sperare che questo se ne vada da solo)

3.       Istituzione di una procedura specifica per la trattazione dei ricorsi contro il diniego dell’asilo (non ha senso che chi non ha diritto all’asilo possa comunque restare in Italia per anni, ovviamente a spese nostre, facendo un semplice ricorso)


4.       Garanzia di una stretta sorveglianza nei luoghi dove i profughi vengono accolti (molti cittadini lamentano che nei luoghi dove i profughi vengono accolti questi hanno comportamenti discutibili e in alcuni casi si sfocia anche nelle molestie)